Bisogna colmarele differenze tra chi lavora nel pubblico e chi nel privato: “Ci sono di fattooss di serie A e oss di serie B, sottoposti a contratti diversi e di ognigenere, con funzioni operative di tutti i tipi: tecnici, amministrativi,operai. È ormai necessario uniformare tutti in un contratto unico, ma manca lavolontà, a molti livelli”. In questocambiamento bisogna rivedere gli standard e i protocolli che permettono oggi,in assenza d’infermieri, che un oss debba occuparsi durante il turno di nottedi un numero troppo elevato di pazienti: “In alcuni casi si arriva anche a unoss ogni 70 – 90 ospiti e questo non è concepibile, e devono effettuare terapiacon abuso di professione. Bisogna cominciare a pensare che il rapportooss/pazienti va gestito sulla base delle patologie e del grado diautosufficienza.
È arrivato il momentodopo 20 anni riflettere sull’organizzazione di questo profilo, l’alberghiero appartiene a questa figura?, oppure facciamoun ragionamento che si chiama diploma di qualifica?
· quali saranno i progetti per l’oss dopo il post Covid 19?
· come possiamo far evolvere la professione ?
· quali competenze e abilità saranno necessarie nella nuova figura OSS?
· Come poter superare l’ ostacolo per l’applicazione dell’area sociosanitaria?
· quali cambiamenti sono necessari nell'ambito della formazione ?
· quale responsabilità può essere delegata all’oss?
· quali dovranno essere i nuovi modelli di assistenza e di competenzedell’oss nella cura di tipo ospedale-territorio-domicilio?
· qual è lo stato della pandemia oggi nelle RSA – RAA DOMICILIARI?
· Come si intende affrontare le carenze di organico?
Il 29 maggio è così diventato l’occasione per far sì che laprofessione oss “parli un po’ di sé” con i ricoverati negli ospedali, con gliutenti dei servizi territoriali, con gli anziani, con gli altri professionistidella sanità, con i giovani che devono scegliere un lavoro, con tutti coloro –insomma – che nel corso della propria vita hanno incontrato o incontreranno “uninfermiere”.
Un aiuto alle famiglie
Per la chiarezza di attribuzioni,per una gestione corretta delle risorse e per evitare indebite confusionidiventa improcrastinabile iniziare a mettere ordine a tale situazione; oggi le mamme sono sempre più soletrovandosi isolate, senza un aiuto, a gestireun momento così importante della propria vita. Edecco allora la necessità di avere accanto una puericultrice durante i primigiorni dopo il parto. Un supporto pratico ed emotivo ad una donna cheda figlia diventa mamma, un aiuto imprescindibile e fondamentale per evitare ledepressioni post- partum attraverso la “dimissione protetta”unaiuto necessario a superare le piccole e grandi difficoltà che i genitori potrebbero incontrarea casa con il proprio bambino.
Andiamo avanti convinti più che mai che ancor prima di esseredegli Oss siamo dei cittadini-utenti.
Grazie per l'aiuto ed il sostegno che, con svariatimezzi e modi, continuate quotidianamente a darci: ci siete di grandeaiuto....!!!
Lastoria delle puericultrici è una storia italiana, con tante colpe ma nessuncolpevole che ne risponda. E’ una storia super complicata, una questioneirrisolta da oltre 30 anni.
Datempo ormai, imperversa una guerra parricida tra Infermieri ed Oss; la guerra èfiglia di una sanità sempre più alla deriva, dove nella gravosa situazione dicarenza organica, pur di far quadrare i conti, le due figure sanitarie, vengonoconfuse ed interscambiate, come se l'una equivalesse all'altra, creando cosìuna mescolanza di ruoli, mansioni e competenze, che genera battaglie lungo lecorsie, tra i due attori della sanità.
Lafigura dell' Oss, suona ancora come un ibrido, non assume la stessa valenza intutto il territorio italiano, al Sud è ancora ferma alla forma ancestrale,qualcuno ne ha sentito parlare, ma suona un po' come una leggendametropolitana, dicono che esista, ma nessuno lo ha mai visto un Oss; al nordinvece si è da tempo palesato nelle nostre corsie, ma il ruolo, le mansioni,lasciate in mano all' accordo Stato/Regioni, determinano una disparità diformazione diversa da Regione a Regione, e questa disparità crea non pocaconfusione, tra quello che l'operatore socio sanitario deve o non deve fare.
Troppo spesso la categoria vive una vita superficiale, nella quale il più delle cose importanti la fanno sfuggire, nella quale sempre più di frequente sono presi dalla sensazione di essere fuori posto, di non essere lì dove dovranno o, almeno, di non essere lì dove dovrebbero essere…….
Abbiamo Parlato di temi che la professione indica da sempre; di chiarezza, di consapevolezza, di competenze, di professionalità, di uniformare la formazione, di un registro obbligatorio con indicazioni nazionali, di responsabilità, di formazione continua, di oss tutor, di togliere l’abusivismo e di quel valore assoluto che è al di sopra di ogni altro e che ogni giorno diventa più urgente rendere presente una professione.
La nostra mente e il nostro cuore, si sono allineati alla consapevolezza, che ci ha consentito di costruire un documento unitario con la fnopi, di aver improntato un ricorso al tar "area sociosanitaria", di aver sottoscritto nel 2012 un documento con il ministero - regioni per valorizzare l’oss, tutto per portare questa professione verso quel luogo di rispetto, realizzazione e gratitudine che la categoria ricerca.
La mancanza di coerenza da parte delle regioni hafatto emergere un quadro disastroso sulle modalità e sulla validità dei corsiorganizzati sul territorio italiano, mettendo in risalto un dato sconcertanteriguardo la formazione, che è risultata essere a buon mercato per gli entiorganizzatori, con un ingente numero di realtà (soprattutto private) che senza ocon pochi controlli hanno dato vita a innumerevoli corsi, risultati per lamaggior parte non in linea con i criteri stabiliti dalla Conferenza StatoRegioni, inondando il mercato del lavoro con un numero abnorme dioperatori oltre il reale fabbisogno, lo stesso Ministero della Salute haammesso che ad oggi è praticamente impossibile procedere a un censimento deglioss in Italia. Tali corsi sono inoltre stati inseriti nel mercato della formazione con costi spesso elevati peri partecipanti. La formazione in Italia, non è considerata equipollente neglialtri paesi europei, e non può essere spendibile in Europa.
Valutando icontenuti sull’indagine portata avanti dalla regione veneto sulla formazionedell’oss e sulla rilevazione interregionale, verifichiamo che la tesi portataavanti da codesta federazione migep corrisponde in pieno. Infatti la stessaconferenza stato regioni suggerisce di aggiornare l’attuale profilo dell’ossrispetto all’accordo stato regioni del 2001, poiché la formazione èdisomogenea.
Notiamo inquesta indagine oltre una debolezza nel non voler risolvere a pieno il problemadegli oss, si nota che lo stesso ministro della salute e la conferenza stato regioni non abbianopreso posizione ponendo linee adeguate a risolvere a pieno il problema.
Riteniamoche sono due le linee di produzione che si vuole porre, “territorio eospedale”, come risposta al cambiamento ripensando ai modelli più appropriaticome strategia, in risposta allo sviluppo per una sanità con un modelloassistenziale dove il cittadino si sente sicuro.
Abbiamo consegnato la nostra documentazione la quale includeanche le nostre proposte e programmi che hanno in primo luogo la formazionecome punto ed elemento cardine di svolta.
40 annifa con la legge 833/78 nasceva l’istituzione del sistema sanitario nazionale undiritto allasalute che non era garantito a tutti i cittadini
L'operatore sociosantario e la sua formazione può essereper un futuro non troppo lontano una base formativa valida per ampliare laprofessione stessa e le competenze, andando a colmare una mancanza importantenel panorama professionale del sistema sanitario, quello del Tecnico delSoccorso o tecnico dell'emergenza sanitaria, qualunque appellativo gli siattribuirà sarà comunque una figura professionale esaustiva per rispondereall'evoluzione scientifica del soccorso sul territorio.
OSSDETERMINATI E FOLLI
Ognipunto messo in campo ha dei compiti precisi, il primo dare sicurezza e slancioponendo un senso forte al profilo, il secondo e rendere possibilel’impossibile, il terzo evolvere professionalmente, il quarto esistere,esserci, agire con una prospettiva diversa da quella attuale.
Nonci saranno progressi immediati, esso progredirà in quello che sarà un progettodestinato a essere, se tutti di fronte alle necessità si comportano in modounito allora il futuro potrà essere veloce.
Dobbiamotrovare nuove strategie, e ridare la speranza di un nuovo futuro professionalea molti studenti. Bisogna dare una speranza a tutti quegli OSS che lavorano nelprivato, nelle RSA – RA e sono sottopagati con zero diritti e molti doveri.Bisogna dare fiducia a tutti i colleghi oss che lavorano nel pubblico affinchéritrovino il coraggio di costruire una consapevolezza della propriaprofessione; per gli oss precari bisogna dare voce affinché la legge trovianche per loro una stabilità lavorativa. Dobbiamo trovare una legalità per chilavora in libera professione.
Emerge la necessità di unadiscussione pubblica sulla tema formativo-professionale e AREA SOCIO SANITARIA riguardantel’OSS . Una discussione che non possiamo non leggere di continuio sui dibattitiin questi mesi alla camera e all’aran, dove si è preso atto di una condizione chei POLITICI e i sindacati cgil - cisl - uil hanno voltato le spalle allacategoria debole. Come è stato fatto negli anni 80 e 90 verso gli infermieri genericie puericultrici , senza contare della retrocessione dell’ota figura che arrivadall’ausiliario e che avrebbe avuto tutto il diritto di rimanere nel sanitarioinvece i sindacati per compiacere altre figure lo ha ghettizzato nel tecnico e l’oss ne paga le conseguenze. Lamancata presa di posizione di questi operatori a tutelare i propri diritti ha portatoil silenzio assenso, anche se c’è stato, un risveglio ormai era troppo tardi.
Si ritiene che laformazione rappresenti un punto fondamentale al fine di dare attuazione alprogetto di riorganizzazione della figura degli oss valutando l'opportunità diistituire un istituto professionale (istituto tecnico sanitario - istitutosocio sanitario) specializzato con due anni di formazione per essere effettuatacon docenti qualificati.